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Donnarumma (1999), Cutrone (1998), Paquetà (1997), Calabria (1996), Romagnoli (1995), Castillejo (1995), Piatek (1995), Caldara (1994), Bakayoko (1994), Calhanoglu (1994), Conti (1994), Suso (1993), Rodriguez (1992). E lasciamo perdere i Primavera aggregati.
L’anno di nascita dello “zoccolo duro” della rosa del Milan è composto di 13 giocatori nati ben prima del 1990. Anzi, senza tema di smentita, potremmo definire questa banda di ragazzini come la squadra più giovane dell’intera Serie A.
Certo, Reina (1982) Biglia (1986), Abate (1986), Zapata (1986), Strinic (1987), Montolivo (1985), Bonaventura (1989) aumentano l’età media, ma a parte qualcuno, non giocano mai.
Musacchio (1990), Laxalt (1993), Bertolacci (1991), J. Mauri (1992) e Borini (1991), non possono certo esser considerati “vecchi”.
Se pensiamo solamente poi alla difesa, ci rendiamo agevolmente conto che Donnarumma, Conti, Romagnoli, Caldara e Calabria rischia seriamente di essere il reparto titolare della Nazionale. In Italia ben pochi giovani gli sono superiori.
Chiaro che su questi ragazzi Gattuso punta per costruire il futuro “nocciolo” di quello che sarà il Milan del futuro. E su questo trova assolutamente d’accordo Gazidis. In fondo questa non è certo una filosofia nuova per il nostro AD: anche l’Arsenal di Wenger ha sempre puntato sui giovani.
Il limite però è che con solo i giovani non si vince nulla o quasi, come testimonia la storia dei Gunners.
Per questo motivo, se si vuol ritornare una squadra di prima grandezza nel panorama dell’Europa che conta, occorrerà identificare e inserire giocatori di maggior esperienza ma soprattutto di caratura ancora superiore.
L’ossatura, ottima, in gran parte c’è già.