L'ipocrisia che ammazzerà il calcio italiano Banti è solo l'ultimo esempio di una catena infinita

18/01/2019

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Il calcio italiano vale poco. Non lo diciamo noi, lo dicono i numeri. Basta vedere le cifre a cui vengono venduti i diritti TV dei principali campionati di calcio, ma anche quanti sono gli spettatori presenti negli stadi.
Il nostro calcio vale poco perché manca l'indeterminazione dei risultati.
Quanti sono gli episodi imbarazzanti che hanno coinvolto gli arbitri?
La cosa più grave non è che gli arbitri "rubino" sempre in nome e per conto degli stessi, ma che pretendano rispetto.
Nelle frasi scritte dal giudice sportivo in relazione al comportamento del medico rossonero Mario Brozzi pongono una pietra tombale sulla questione dignità degli arbitri.
Si legge che viene squalificato fino al 4 febbraio “perché al termine della gara, con fare arrogante e dispregiativo, rivolgendosi a un proprio calciatore, proferiva, percepito dal direttore di gara, parole gravemente offensive e insinuanti”.
Quindi si origlia?
Il calcio italiano è un esempio per il paese, lo sport dovrebbe rappresentare la parte nobile della società, ma cosa succede invece?
Nella vita quotidiana, se una telecamera coglie una malefatta le immagini video inchiodano il colpevole, nel calcio no, anzi, se tu parli male con qualcuno, assolutamente in privato, di quello che ha commesso una malefatta, viene sanzionato.
Sui social in tanti scrivono che non conoscono la vergogna.
Non credo che Malagò possa essere felice di quello che sta accadendo allo sport italiano, che, nel frattempo, vale sempre meno.


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