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A questo punto per la proprietà rossonera è diventata una questione di principio. E visto che in termini di questioni relative alle strategie finanziarie Singer con il suo Fondo Elliott non è secondo a nessuno, la società andrà allo scontro con l’UEFA.
In termini semplici, va bene la multa, ma questa multa non va ancora bene. E scriviamo ancora perché si tratterebbe della seconda scrittura. La prima è stata bocciata sonoramente dal TAS di Losanna.
Nel primo caso era una questione di sproporzione tra il “reato” e la sanzione.
In questo caso è l’impossibilità di ottemperare alle richieste dell’UEFA: il pareggio di bilancio in tre anni. Si tratta di una richiesta al limite della presa in giro, poiché non è possibile ripianare il debito (168 mln) con un aumento di capitale. Il Fair Play Finanziario (FPF) lo vieta.
Si verrebbe quindi obbligati a incassare e mettere a bilancio una cifra imponente, senza spendere praticamente nulla sul mercato e contando solo su incassi, cessioni e sponsorizzazioni. Questo porterebbe ad un magro risultato sportivo, con depauperamento della rosa, scarso interesse o allontanamento degli sponsor e incassi da stadio sempre più bassi. Si condanerebbe una squadra ad un perenne ridimensionamento, come affermato anche da Boban, membro del Direttivo UEFA.
Già la squadra post Berlusconi era scarsa, Mirabelli e i cinesi non è che abbiano operato oculatamente, e adesso la proprietà Elliott, con nessuna responsabilità sul debito ma con una disponibilità finanziaria imponente, verrebbe messa nelle condizioni di non poter migliorare squadra e bilanci, incrementandoli.
Singer, che non è fesso, non avrebbe comunque intenzione di ripianare l’intero debito dell’AC Milan in rata unica. I ricchi vero non buttano i soldi, ma li sfruttano al meglio anche dal punto di vista fiscale.
Ma questa limitazione, questa gabbia, questi paletti imposti dall’alto alla libera impresa (la sua) gli danno parecchio fastidio. E allora stavolta la battaglia non è più verso la sentenza, ma verso il FPF stesso, o almeno le interpretazioni pretestuose a cui ci hanno abituato a Nyon, dove l’ovino monociglio è di casa.
E qui eccheggiano le parole di Franco Ordine: "Se per caso il ricorso del Milan al TAS dovesse essere accolto, salta in aria tutto il Financial Fair Play. Ecco perchè la Uefa incontra il Milan, per trovare un accordo".
Ecco quindi che in Svizzera hanno capito che in società si è partiti all’attacco cavalcando principi come la “limitazione e inibizione colposa della libertà di impresa”, con eventuale denuncia della Commissione prima al TAS e poi, se servisse, anche a livello più alto e non più sportivo. Magari poi dai Football Leaks potrebbe uscire nel frattempo qualche cosa di interessante, come un coniglio dal cilindro.
L’avvoltoio ha deciso che stavolta deve volare più alto. Gli avvocati di fiducia non mancano di certo, se si andrà allo scontro.
In ogni caso, la montagna non partorirà un topolino: la UEFA in qualche modo cederà.
In fondo Bosmann cambiò il mondo del calcio europeo con una banale sentenza in tema di lavoro…
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