Lo stadio che non s’ha da fare Col pareggio di bilancio niente investimenti

04/01/2019

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C’è una cosa che accomuna Milan e Inter in questo momento, ed è il fatto di esser sotto schiaffo da parte dell’UEFA.
Certo, entrambe le squadre hanno contestata una infrazione per debito eccessivo secondo i sacri codici del Financial Fair Play, FPF la sigla in italiano. Ed è vero che analizzando i vari bilanci dell’Inter in molti ci vedrebbero un debito di oltre 800 milioni di euro in varie scadenze entro il 2022. Roba (se vera) da far tremare i polsi a chiunque si trovasse a gestire la società.
Diversa la situazione per il Milan, che sarebbe stata sanzionato per l’ultimo triennio dell’era berlusconiana e per un passivo esagerato (168 milioni circa), che sembrerebbe essere alla base dell’allontanamento di Fassone. Un passivo causato da una parte da spese importanti sul mercato, dall’altro da mancati introiti da sponsorship e merchandising.
Eppure, le sanzioni comminate per le due squadre – per il Milan riconosciuto anche dal TAS – sono state percepite come eccessive. Almeno rispetto a quanto visto finora. A più di un commentatore, per non parlare dei tifosi, si sarà alzato il sopracciglio.
Le limitazioni alla rosa, le poco praticabili richieste di pareggio di bilancio in un tempo troppo breve, un irritante e fastidioso (per le motivazioni) semi-blocco del mercato, sembrano in realtà mosse propedeutiche a qualcosa d’altro.
Le due squadre milanesi, e questo è un dato di fatto, hanno iniziato ad aver problemi con il FPF da quando sono passate in mano asiatica dai loro storici proprietari, Moratti e Berlusconi, in un rispettivo momento storico in cui erano qualitativamente scarse e necessitavano di investimenti per riportarle ai loro fasti precedenti.
L’UEFA indica chiaramente che la via per far crescere i fatturati è l’aumento del fatturato attraverso due canali: quello commerciale e i ricavi da stadio.
Da tempo si parla a Milano della costruzione di un impianto nuovo e più moderno, diverso dal glorioso San Siro, che assicurerebbe introiti superiori. Gazidis potrebbe ben spiegare gli effetti benefici sul bilancio del nuovo impianto dell’Arsenal a Londra.
Le proprietà rossonera e nerazzurra hanno più volte esternato sulla possibilità di questo progetto, stadio in comune o due separati.
Le sanzioni dell’FPF, con la richiesta di pareggio di bilancio, inibiscono però questa possibilità. Strano che l’organo che intima di rientrare di un debito inibisca di fatto dall’investire per ripagarlo. Non è logico bloccare investimenti di scopo, che tra l’altro farebbero aumentare (e parecchio) il valore delle società, oltre che il fatturato.
Qualche maligno sussurra che in realtà l’organo europeo potrebbe aver deliberatamente sanzionato le squadre milanesi con questa modalità per impedire loro di crescere finanziariamente. In fondo, chi comanda davvero in Italia lo stadio di proprietà, con un terreno in concessione gratuita per 100 anni, ce l’ha già e gli rende molto bene. Talmente bene che il suo titolo azionario alla Borsa di Milano è stato il migliore del 2018.
E qualche altro commentatore complottista ha detto in giro che alla fine occorre sempre tutelare investitori e azionisti. In questi casi, la concorrenza non farebbe bene. E questo autorizzerebbe a perpetrare trame machiavelliche che ben vedrebbero posto ne Il Principe, la cui summa è “il fine giustifica i mezzi”. Comunque, sempre di soldi e potere si tratta.
Sono sussurri che potrebbero spiegare perché le squadre meneghine, ma soprattutto il Milan del fondo Elliott, sarebbero così presenti nei pensieri di Ceferin e soci.
Ammettiamolo: SanSiro è bellissimo…



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