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E anche oggi il Milan fallisce domani. Questa frase ce ripetiamo ormai da quasi un anno. Eppure certi media non smettono di battere il record intergalattico di articoli sulla situazione finanziaria del Milan.
Gente che fino a 18 mesi fa non sapeva neanche leggere l’estratto conto della banca o la bolletta della luce, è improvvisamente diventata esperta di finanza internazionale. Ovviamente, sono più o meno gli stessi che erano depositari della conoscenza in merito alla fiscalità sempre internazionale e spagnola in particolare. Oppure, all’occasione, di bilanci e ammortamento.
In fondo, anche se Berlusconi e la Fininvest hanno separato le loro strade da quelle dell’AC Milan, la storia non cambia: c’è sempre sotto qualcosa di marcio. Per definizione. Ci sono ancora troppi pochi gradi di separazione tra la proprietà attuale e l’ex presidente.
Ed eccoli che scrutano come falchi, scavano come talpe e rovistano nella spazzatura come cinghiali. Instancabili.
Altre proprietà cinesi finiscono nel mirino delle autorità statali, ricevendo moniti e bacchettate, ma il problema è quella del Milan. Ri-di-co-li.
C’è chi ha oltre 650 mln di debiti (e non poteva iscriversi al campionato), ma diventa d’importanza capitale un’ultima tranche di 3 mln che tarda ad esser spedita da Yonghong Li. L'inneffabile Repubblica titola: "Milan, allarme rifinanziamento". Poi arriva, con gran scoramento generale, e allora si riparte alla caccia di Elliott.
Qui si va oltre la notizia, siamo alla fiction. O meglio, al fantasy.
E poi ci interroga sul fatto che i giornali perdono copie…
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