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Sui social è montato il malcontento da parte di una fetta di tifosi rossoneri che volevano vedere il derby domenica sera.
La questione non è tanto filosofica, quanto pratica: qualcuno, alle 12 di domenica, era già in viaggio per raggiungere San Siro, e per queste persone, che fanno sacrifici pur di seguire la squadra, è normale che ci sia stata una grande delusione.
Per tutti gli altri, non vi è giustificazione.
Se il calcio è un gioco, quindi divertimento prima che lavoro (ma anche se venisse dopo è una componente importante), qualora venisse a mancare il divertimento come si potrebbe giocare?
E' evidente che l'impatto emotivo per i calciatori è stato fortissimo, molto superiore a quello dei tifosi, perché viste le condizioni fisiche di Davide Astori tutti si sono visti nella medesima sensazione.
Manca il fiato, si ripensa alle cose che contano, si rimane interdetti.
Il pensiero corre subito alla famiglia e, con questo stato d'animo, uno dovrebbe entrare in campo?
Solo all'Heysel è successo, ma non è stata di certo una vicenda edificante per l'Uefa (e non parlateci di tifo, perché qui non c'entra niente).
Davide Astori meritava una pausa di riflessione, non un minuto di silenzio. Soprattutto era doveroso l'abbraccio a lui e chi ne sentirà quotidianamente la mancanza.
In qualsiasi caso, chi può biasimare i giocatori per non aver giocato?
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