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Sembra che media sportivi e non - con annesso codazzo di espertoni, pseudotifosi, opinionisti ecc. – siano da tempo ossessionati dai “debiti del Milan”, come li chiamano loro.
Peccato che questa semplificazione e tutta questa morbosità siano un’enorme prova di malafede, oltre che di ignoranza.
Buttiamo lì qualche fatto e qualche cifra. Naturalmente nulla di troppo tecnico, se no il lettore scappa.
La società AC Milan (quella venduta da Finivest) attualmente non ha più alcun debito con le banche e verso terzi, in quanto azzerati con i versamenti al momento del closing.
Quindi, dichiarare che il Milan “c’ha i debiti” è quantomeno azzardato. E qui parte la fanfara di coloro che computano centinaia di milioni di euro spesi per la campagna acquisti. Facciamo 200, no 250. Magari 300. E invece ancora una volta non è così. A Bilancio 2017 l’AC Milan alla voce acquisti metterà una cifra inferiore (si parla di 126 mln di euro), dal momento che ha acquisito la gran parte dei giocatori in prestito con diritto di riscatto o formule simili. Peserà quindi solo lo stipendio e un eventuale “affitto”, a parte per i pochi cartellini, pagati comunque a rate.
Su un bilancio che ne fatturerà all’incirca 230-250, non è poi questa gran cosa. E anche se fosse 200 sarebbe uguale.
Ma la vera ossessione è sul debito – questo sì reale – che Yonghong Li ha contratto con il fondo Elliott (circa 300 mln USD), dando come garanzie le proprie azioni dell’AC Milan. Su questo aspetto si sono scatenate le voci più fantasiose.
Il debito è in scadenza tra circa 12 mesi e ha un tasso di interesse intorno all’11%, peraltro già sceso per via del cambio euro/dollaro. Ovvio che una simile percentuale non si possa definire bassa, ma in Cina ne circolano anche di molto più alte rispetto ai tassi della finanza anglosassone. Provate ad accendere un mutuo per una casa a Shanghai…
E’ quindi ovvio che, mancando così tanto tempo alla scadenza, dalla Cina si stiano muovendo per rinegoziare il debito con un altro ente finanziario internazionale e rimborsare il fondo Elliot prima del tempo. Il tutto per risparmiare sul tasso di interesse, ovviamente, e magari spalmare ulteriormente la durata del prestito e magari aumentarne l’ammontare (si potrebbe arrivare a 500 mln USD). Quindi, prima si rinegozia, più si risparmia. Cose ultra-normali nel mondo della finanza.
Occorre anche tener conto che il mercato dei debiti aziendali è estremamente attivo e di grande valore. E in questo momento sta avendo un piccolo boom, a livello di corporate bond. E Elliott ne ha emessi 2 a nostro favore.
Acquisire debito di pregio – e il nostro lo è, al di là della tipologia di attività – rappresenta la mission di molti fondi, anche non speculativi.
Comunque, dopo che in una normalissima intervista di Fassone al Guardian, il nostro AD ha rivelato che “stiamo lavorando per estinguere prima del tempo (primavera 2018) il pagamento del prestito di Elliott”, in Italia sono cominciate a circolare le voci più fantasiose, ma ipotizzando una realtà opposta: i cinesi non riescono a pagare il debito e l’AC Milan finisce nelle mani del fondo Elliott. E allora vai con consigli finanziari vari e paragoni con casi analoghi. Geniale!
Se certe persone non ci fossero bisognerebbe inventarle.
E se non dovessimo qualificarci per la Champions League? “Libri in tribunale” sentenziano i soliti noti.
E invece no, perché quello della proprietà cinese sull’AC Milan è un piano triennale. E come tale va valutato. Poiché ci sarà un piano B e uno C da scegliere in corso d’opera. Questo devono tenerlo ben a mente soprattutto gli pseudo-tifosi milanisti solo per contratto televisivo, che ormai dopo essersi coperti di ridicolo, devono tenere il punto, per quanto umiliante, per non sparire dai media.
Lasciamo la nostra dirigenza sbagliare da sola, visto che ci riesce benissimo anche senza consigli esterni, e poi chi regge veramente le redini finanziarie e di potere tirerà le sue somme e farà le sue valutazioni.
Alla fine l’AC Milan è una normale società del settore Entertainment.