Inter-Milan: presentazione della partita A Montella si chiede solo di avere coraggio

13/10/2017

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Il campionato di serie A è come una corsa automobilistica. Vorremmo poter dire di Formula 1 ma da un pò di anni non è così. Le auto sono le squadre, dove i componenti, piccoli o grandi, fanno la differenza. I presidenti sono i team, più o meno ricchi e gli allenatori sono i piloti, i i conducenti di queste macchine che possono, con la loro imperizia o capacità, portare alla vittoria la propria squadra.
Se fosse Formula 1 (con molto ottimismo), si potrebbe dire che in serie A Juventus e Napoli fanno Mercedes e Ferrari, la Roma sembra la Red Bull. E Inter e Milan che domenica sera si sfideranno nel primo derby della stagione onestamente sembrano entrambe la Force India, due squadre che, nonostante i soldi spesi dalle rispettive proprietà per tornare ai vertici, avrebbero bisogno di tingersi di rosa proprio come le macchine indiane pur di farsi notare.
Eppure domenica è una partita fondamentale, da dentro fuori, quella in cui preferiremmo che la nostra macchina andasse a muro piuttosto che annaspare nelle retrovie.
La sparagnina Inter di questo avvio di stagione, dal gioco brutto come un quadro di Teomondo Scrofalo, ha messo insieme molti punti e poche idee. Ha dalla sua una difesa che non prende mai gol, grazie ad un sorprendente feeling tra Skriniar e Miranda e il solito acchiappafantasmi sloveno tra i pali.
Davanti per pura fortuna ha tenuto Perisic, ripescato per i capelli quando già aveva il permesso di lavoro in Inghilterra, e anche Icardi, sempre al centro del mirino di una tifoseria becera che lo vorrebbe sfanculare, confermando il tafazzismo che da sempre permea cuori e menti dei nerazzurri.
In mezzo un 4-2-3-1 furbetto, con i due esterni d'attacco chiamati a fare da terzini per coprire le atrocità tecnico-tattiche di D'ambrosio e Dalbert il nuovo duo comico del cinema muto.
Spalletti probabilmente metterà Nagatomo e dovrà per forza schierare Joao Mario reduce da due partite all'ultimo respiro con il Portogallo. Ci attaccherà come ha fatto la Roma e come fece Pioli lo scorso anno. Salto del centrocampo e palla lunga sugli esterni.


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Confideranno sul fatto che sui recuperi i tre della nostra difesa farebbero fatica come paraolimpici, e al resto penserà Montella, sempre più prigioniero della sua confusione e della sua mancanza di coraggio. Come quella di non essere convinto di schierare quel Silva che, segnando quasi come CR7, ha portato il Portogallo ai mondiali. O forse anche qui come contro la Roma vogliamo andare per lo zero a zero?
Ce ne siamo accorti tutti della codardia di atteggiamento contro i giallorossi, e il piede che si alzava dall'acceleratore era proprio quello del mister.

Antonio Toullier

P.S. Montella poteva essere un Hakkinen, uno che quando ebbe la macchina giusta portò a casa il titolo, dimostrando un coraggio sovrumano quando a Spa, nel 2000, dopo l'Eau Rouge, tenne giù il piede sfilando a destra a 300 orari in un colpo, sia un doppiato che Schumacher che era in testa.
Ecco cosa mi aspetto da Montella. osare, rischiare il tutto per tutto, per essere ricordato. Altrimenti sarà il nuovo Philippe Adams, uno che con la Lotus nel 1994 a Spa, sempre all'Eau Rouge, la curva dei campioni, andava alla metà degli altri. E al meccanico che gli chiese che avesse, rispose: "Niente di che, ho solo paura". Tornò a guidare le berline nelle corse locali.
Mister avvisato...

 


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