Il dettaglio dei procuratori I costi delle procure dei giocatori sono molto rilevanti per le società sportive

23/06/2017

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In questi giorni le varie testate giornalistiche si sono spinte nell'analizzare il peso dei procuratori all'interno dei bilanci (lasciamo il link di un articolo tra i più recenti a titolo esemplificativo e che dimostra i numeri in ballo).
Vorrei puntare l'attenzione non tanto sulle cifre e nemmeno sui giocatori, quanto piuttosto su come certi personaggi siano in grado di condizionare il calciomercato delle varie squadre e il recente passato del Milan ne è l'emblema più evidente.
Un procuratore ha nel proprio parco una serie di giocatori, possibilmente suddivisi in ruoli differenti.
Per legge, il numero di procure che ognuno può possedere non è infinito, ma piuttosto limitato e quindi il procuratore è portato, per forza di cose, a selezionare i propri assistiti.
Non c'è nulla di male o di sbagliato, c'è un po' il senso della meritocrazia che sta alla base del libero mercato.
Questo sistema, se fosse perfetto, permetterebbe di avere procuratori con top player o con prospetti interessanti che traggono vantaggio economico nel momento in cui si stipula un nuovo contratto.
Ma quando si stipula un nuovo contratto?
O per un rinnovo o per vendita del giocatore e quindi stipula di un nuovo contratto.
Perché in un mondo perfetto sarebbe tutto corretto? Perché trattandosi di un normale contratto di lavoro, si tratterebbe di una commissione di vendita, un po' come accade con gli agenti di commercio.
Purtroppo, però, cosa accade? Semplicemente che un assistito può rifiutare di essere ceduto a una certa squadra e quindi il sistema inizia a complicarsi e le infiltrazioni pericolose si nascondono nelle pieghe delle leggi.
Un procuratore potente, con molti agganci importanti, tenderà a spostare i propri assistiti, traendo vantaggio anche per loro, sia ben inteso, solo con le società "amiche", quelle disposte a prendere il giocatore top e strapagarlo, ma anche ad inserire nella rosa uno di quei campioni potenziali di cui detiene la procura.
E qui il sistema tende ad impazzire.
Donnarumma è giunto al Milan, tanto per fare un esempio legato all'attualità, percependo uno stipendio piuttosto basso, ma il procuratore invece ha ottenuto una procura molto onerosa, per intenderci molto più alta dello stipendio dell'assistito.
Se si stesse parlando di Ibrahimovic non ci saremmo stupiti di una procura importante, per un ragazzo minorenne è chiaro che l'affare nasconde qualcosa, perché non si tratta di un'operazione normale.
Questo significa che il rapporto tra il procuratore e la dirigenza era particolare: nulla di illecito sia ben chiaro, per cui all'interno di quella procura probabilmente c'era una parte di soldi pattuiti magari per altri assistiti e non inseriti nei loro contratti.
La situazione, comunque, non è limpida e le società, nonché i giocatori, sono soggetti a piccoli sotterfugi sotto il controllo dei procuratori più bravi, e quindi potenti, che sono capaci di muovere e indirizzare il calciomercato.


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Un sistema che non è economicamente sostenibile, perché è portato per sua natura a pagare maggiormente i giocatori, ma soprattutto diventa difficile da gestire.
L'idea dello sport professionistico americano, da cui l'idea della procura è stata copiata, è diversa, ma per il semplice motivo che il numero di giocatori professionisti è molto limitato e il numero di squadre è contenuto. Come se non bastasse, c'è una salary cap ben definita e chi la supera deve pagare una multa salata che viene ripartita da tutte le altre squadre, quindi il sistema tende a riequilibrarsi.
Nel calcio lo scenario è il mondo e il fair play finanziario, per fare un esempio, riguarda solo il vecchio continente.
Anzi, il sistema non essendo equilibrato anche all'interno delle stesse nazioni, rende irraggiungibili certi giocatori per quasi il 80% delle squadre che partecipano ai campionati di serie A, tanto che i giocatori sotto contratto con le squadre più ricche faticano a trovare dei compratori nelle squadre meno abbienti perché non possono permettersi certi ingaggi.
E quindi, ennesima stortura, le società ricche devono tenersi o svendere o pagare una parte dei contratti dei giocatori ceduti.
Il caso Matri è ben presente per ogni tifoso milanista, visto che ha girato per anni le squadre italiane con il Milan che pagava una parte del contratto.
Il sistema, quindi, non funziona.
La Fifa si è accorta dell'anomalia da tempo, ma poi fatica fare qualcosa. Resta la curiosità di capire come andrà a finire la vicenda Pogba. Per l'Uefa conta solo il Fair Play Finanziario, che però di fatto penalizza le squadre del continente. Anche qui bisogna capire se ci saranno evoluzioni future.
Marco Fassone con Mino Raiola ha aperto un braccio di ferro interessante da osservare, che per il momento sta solo danneggiando un ragazzotto di buone speranze. Ma solo per il momento.

 


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