Prima estate senza Galliani Certi stanchi rituali e certe manfrine non i mancheranno

19/05/2017

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L’attivismo del Milan sul mercato di questi tempi mette in fermento i tifosi. Negli ultimi anni eravamo ormai assuefatti alle rituali frasi di Galliani, che faceva il mercato tra una tenda a Forte dei Marmi e un tavolo di Giannino.
Con il solito via-vai di procuratori più o meno amici-sodali.
Con i celebrati “giorni del condor” di fine mercato.
Con i soliti giornalisti a raccontare di trattative fantasiose, di tesoretti, di fiscalità straniera, di viaggi lampo e blitz, ecc.
Con l’ossessione dei “parametri zero”.
Con i "se non esce uno, non entra nessuno". 
Con la sensazione perenne di improvvisazione, di mancanza di una visione futura, di progettazione. Prima con pensionamento di una squadra di fenomeni agee, poi con sessioni di mercato indecifrabili.
Con acquisti e scambi di giocatori con le medesime squadre, i medesimi presidenti, i medesimi procuratori.


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E anche quando, per l’ultima volta, Fininvest fece la grazia di mettere a disposizione un budget cospicuo, fu utilizzato in modo a dir poco discutibile, se non proprio dilapidato. E la stilettata sui compensi ai procuratori di Fassone nel CdA non è stata casuale.
Ora tutto questo ha l’aspetto di una fotografia in bianco e nero, che inizia a tingersi dei toni sul seppia. Come le vecchie foto dei nonni gloriosi che emergono dai bauli.
I tempi del Galliani imperatore sono finiti per sempre. Ci mancheranno? Si e no.
Mancheranno certamente quelli dei primi 25 anni di presidenza Berlusconi. Ma era facile girare il mondo con un budget quasi illimitato e con collaboratori come Braida.
Sui restanti stendiamo un velo pietoso.
Oggi è un altro giorno.

 


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