Se manca la fame Regaliamo sempre almeno un tempo agli avversari

28/04/2017

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Non è possibile che affrontiamo sempre le partite con una partenza degna di un bradipo assonnato. Al fischio d’inizio siamo abulici, apatici, pigri e indolenti. Come una squadra di supereroi che tanto sa che nel finale la partita la si vince ugualmente.
E invece no. Come contro il Pescara si pareggia. Come contro l’Empoli si perde.
E a qual punto se la squadra perde punti in modo così idiota, il tifoso ha il diritto di perdere la pazienza. Perché quei cinque punti persi per strada ci farebbero essere a parimerito con l’Atalanta a quota 63, con tutte le altre ben dietro e la qualificazione praticamente già in tasca.
Personalmente non me ne frega una beata fava delle quadrature del cerchio in termini di tattica, o degli equilibri che devono esser mantenuti a centrocampo, oppure che i nostri schemi non sopportano la doppia punta centrale.
Io tifoso voglio un Milan che lotti fin dal fischio d’inizio, che si sbatta, e che finisca la partita con la maglietta madida di sudore. Voglio gente che corra e ci metta il cuore. Gente che abbia gli occhi di tigre affamata.
Invece abbiamo un gioco soporifero, “bailado” tra centrocampo, difesa e portiere. Incapaci di iniziare un’azione come fanno tutte le altre squadre. Mai nessuno che salti l’uomo a centrocampo. Mai un’azione corale che dia l’idea di uno schema, neanche con un banale dai-e-vai. Del resto con Sosa e Fernandez dove si vuole andare? Se Montella li schiera si prenda poi anche l’onere dei punti persi.
Va bene che la difesa è importante, anzi fondamentale. Ma per vincere occorre segnare dei gol, almeno uno in più dell’avversario.
E noi non facciamo nulla per farlo accadere in modo programmato. Se si spengono Suso o Deulofeu – guardacaso i fantasisti - è notte fonda. Anzi, nera: come il nostro umore.

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