100: spenderli in big o in prospetti interessanti? Avere denaro non significa che arrivino dei fenomeni, e soprattutto, il rendimento non è comunque garantito

24/02/2017

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Questa storia dei 100 milioni, o più, a disposizione del mercato del prossimo anno sta iniziando a diventare una barzelletta.

Ma procediamo con ordine, non Franco. Il Milan ha recentemente avuto a disposizione 100 milioni per un mercato estivo, decisi per poter andare recuperare un posto per le coppe europee nell'anno successivo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, a parte le figuracce rimediate da Galliani in giro per l'Europa, il pezzo forte, quel Carlos Bacca, è invece oggi praticamente sul mercato. Quindi è già successo.

I soldi non sono tutto, diceva qualcuno, e non fanno la felicità. Bisogna invece investire, quindi cercare il prodotto/calciatore giusto e sperare che vada tutto bene.

I tifosi si dividono in due fazioni quasi opposte: da un lato chi punterebbe su due campioni da 50 milioni, dall'altro chi cercherebbe cinque giovani di belle speranze da 20 milioni l'uno. Da un lato il vecchio adagio berlusconiano di vincere subito coi migliori, dall'altro i seguaci del credo berlusconiano più recente di un Milan giovane, magari italiano.

In mezzo, invece si trovano un manipolo di tifosi che segue le idee di Nereo Rocco: serve un difensore centrale, un mediano e una punta.

Per tutti, poi, 100 milioni sembrano pochi per rifondare il Milan, ne servirebbero di più, come se tutti i giocatori attuali siano da buttare. Facciamo una considerazione semplice. Il Milan non ha una rosa molto più scarsa di quella del Porto o dell'Atletico Madrid, il problema è che manca quel guizzo in più e qualche riserva di rilievo.

Fino a dicembre, questo Milan giocava per i posti di Champions, poi è sparito Bonaventura ed è sparito il Milan dai piani alti.

Non è una questione solo di soldi, se paghi tanto prendi chiunque, ma rischi di pagare oro ciò che è semplicemente ottone. Oppure un oro un po' opaco, certamente non lucido e non in grado di far brillare la squadra.


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