Milan-Juventus: presentazione della partita Visto che adesso siamo una squadra, se per la legge del contrappasso…

21/10/2016

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Perchè io partì così giunte persone,
partito porto il mio cerebro, lasso!
... Così s'osserva in me lo contrapasso.
È il canto XXVIII dell'Inferno di Dante, nel quale il concetto della pena per contrasto con i peccati commessi in vita viene mirabilmente descritta in una sola terzina, ed è il mio pensiero ossessivo per la partita di sabato sera contro la capolista ormai solitaria della serie A.
Mi chiedo infatti, se i peccati e le nefandezze di ogni sorta che hanno contraddistinto la storia calcistica dei bianconeri, possano o debbano trovare un giorno la loro espiazione. E non mi riferisco a vicende extracalcistiche, giochi di potere politico o altre teorie complottiste. No. Io mi riferisco al campo, al gioco, al pallone che rotola quasi sempre dalla loro parte, quasi che il campo fosse sempre in discesa, come quello narrati da Stefano Benni nel suo splendido racconto "la Compagnia dei Celestini".
Perchè io una Juve bella non la ricordo.
Ho visto tante Juventus, ciniche, spietate, opportuniste, ma soprattutto ne ho viste tante brutte. Ma brutte che più brutte non si può.
Come quella attuale, celebrata dai giornalai e dai servi della stampa, simile a quei signorotti medievali dei quali i giullari i valvassori e valvassini cantavano sperticate lodi quando invece il castello puzzava di strame e i soprusi e le angherie del padrone si contavano a centinaia.
La Juve di Allegri non potrebbe essere peggio di così. Macchinosa, lenta, non ancorata ad una idea di gioco propositiva ma pronta ad approfittare delle altrui mancanze per colpire, dopo aver più volte dato l'idea di crollare.
Eppure a leggere ed ascoltare molti è sempre "grande Juve". Solo qualche temerario osa dire che è "bruttina ma vincente", pensieri conformi a quelli del tifoso juventino medio, avete presente, quello che del calcio guarda solo il risultato su internet, crede che esista il fuorigioco sulla rimessa del portiere, è convinto che Tostao sia una marca di caffè, Denis Law un telefilm poliziesco, e Cantona una regione della Svizzera.
Io non credo affatto sia una grande squadra. Sono convinto invece che abbia dei grandi giocatori, capaci di dare in campo il 100% in ogni condizione ambientale, capaci di tirare fuori l'orgoglio e la classe quando sembrano sul punto di crollare.
Mi fanno ridere le critiche di domenica a Buffon, condite dalle insulse elucubrazioni sull'età e sul possibile declino. Immediata la risposta sul campo del portiere, che a Lione ha fatto miracoli veri, ancora più straordinari se pensiamo di parlare di un trentottenne.
Quindi sabato la squadra del Milan, e sottolineo il concetto di squadra, si troverà di fronte i giocatori più forti del campionato "pound for pound", come dicono gli americani nella boxe per sottolineare la supremazia nella categoria di peso, che qui può valere per i singoli ruoli.


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Negli ultimi anni abbiamo sempre perso, perché non siamo mai stati squadra e singolarmente siamo sempre stati inferiori.
Oggi siamo una squadra. Beninteso, anche noi siamo brutti, prendiamo mazzate che nemmeno Rocky Balboa in tutta la saga messa insieme. Chievo e Sassuolo hanno avuto una supremazia per lunghi tratti delle partite, ma alla fine hanno perso, perché i ragazzi si sono ripresi tutti insieme, dimostrando che la squadra può prevalere sui singoli, il collettivo può vincere sulle individualità, che la fame e la voglia di emergere tutti insieme può fare ribaltare il pronostico.
Certo questo non può bastare sabato sera, la tendenza a subire per lunghi tratti della partita può risultare fatale. Ma una volta tanto, e qui torno alla mia ossessione, la legge del contrappasso potrebbe colpire proprio coloro che della bruttezza del gioco e della pochezza estetica hanno fatto un vanto.
Bello sarebbe se trovassero la loro nemesi proprio in una squadra “dalla faccia sporca”, somigliante ad un moccioso che fa a botte con quelli più grossi, come Di Caprio in “Gangs of New York”, fino ad arrivare ad abbattere l’invincibile rivale Daniel Day Lewis dopo anni di dolorose sconfitte.
P.S: Guarda caso il quartiere di New York dove si svolge il film si chiama “five points”, proprio come quelli che separano le due squadre. Quanto ci piacerebbe svegliarci domenica a Milano 2…
P.P.S. Il fischio finale lo darà Rizzoli e non, come pensavamo in tanti Tagliavento. Per lui persa l’occasione di rimediare alla sua topica del 2012 con la quale vinse il premio tre scimmiette, quale muto, sordo, ma soprattutto cieco. A lui auguriamo il contrappasso di guardare altrove ogni qual volta il ricordino di un cane si incroci col suo cammino e con un suo paio di scarpe nuove.

Antonio Toullier



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